dalla NEWSLETTER MERIDIANOZERO 3/2011
dedicata a "Stanze nascoste"
l'autobiografia di Derek Raymond
Derek Raymond, uno dei piu' grandi scrittori di noir di tutti i tempi, nasce tra le lusinghe e i privilegi delle classi alte. Ben presto abbandona le comodita' per abbracciare un'esistenza fatta di malavita, fatica e alcol, attraverso l'Europa, tra i quartieri malfamati, le prigioni, e le terre fertili dei contadini, senza mai un soldo in tasca...
La sua autobiografia e' una grandissima lezione di scrittura, perche' il noir era il suo modo di tenere la vita nel palmo della mano.
dalla recensione di Giancarlo De Cataldo per Repubblica
(...) "Non avrei mai creato personaggi tormentati o malvagi nei miei libri se non avessi dovuto io stesso lottare contro il male". Scrivere diventa una terapia individuale: "sarebbe bastato un giro di vite e sarei potuto diventare un killer anch'io". Scrivere noir e' pero', nello stesso tempo, una necessita' sociale.
"Leggete i miei libri, parlano di cosa fanno gli individui ai propri simili", ammonisce. Ma non esiste devianza individuale che non sia la spia di una piu' complessa patologia sociale. Da qui la necessita' del noir: finche' il male esistera', bisognera' conoscerlo e descriverlo. Per combatterlo.
Alla faccia dei "boriosi": lui chiama cosi' quei borghesi letterati e falsamente moralisti che nascondono il male sotto il tappeto buono. Il noir si incarica di sollevare questo tappeto: inutile nasconderlo, il male, perche' e' dentro di noi.
Raymond lottera' contro costoro, a modo suo, sino alla morte, che lo coglie a poco piu' di sessant'anni: per troppo alcol, troppo amore, troppa vita, e, certo, troppo noir.
"Stanze nascoste", piu' che un'autobiografia ragionata, e' un testo complesso, a tratti caotico, nel quale si alternano squarci di vita vissuta, il ricordo struggente di amori perduti, l'evocazione degli autori amati (su tutti il sommo Shakespeare), il tentativo di fissare una sorta di "legge etica" del noir. (...)