venerdì 5 febbraio 2010


"Se Agostino vivesse oggi, parlerebbe come allora, perché davvero egli impersona una umanità che crede, che ama Cristo ed il nostro amatissimo Dio” (Paolo VI).

Il povero non porta nulla con sè, tu porti più di quanto occorre. Tu sei carico: dà a lui qualcosa di quello che hai. Fai mangiare lui, e al tempo stesso diminuisci il peso. (Serm. 61, 12)

Attesa, attenzione, memoria

28.37. Ma come diminuirebbe e si consumerebbe il futuro, che ancora non è, e come crescerebbe il passato, che non è più, se non per l'esistenza nello spirito, autore di questa operazione, dei tre momenti dell'attesa, dell'attenzione e della memoria?

Così l'oggetto dell'attesa fatto oggetto dell'attenzione passa nella memoria.

Chi nega che il futuro non esiste ancora? Tuttavia esiste già nello spirito l'attesa del futuro. E chi nega che il passato non esiste più? Tuttavia esiste ancora nello spirito la memoria del passato. E chi nega che il tempo presente manca di estensione, essendo un punto che passa?

Tuttavia perdura l'attenzione, davanti alla quale corre verso la sua scomparsa ciò che vi appare. Dunque il futuro, inesistente, non è lungo, ma un lungo futuro è l'attesa lunga di un futuro; così non è lungo il passato, inesistente, ma un lungo passato è la memoria lunga di un passato.

da: Guida all’uso della parola “Le confessioni” di Sant’Agostino come guida all’uso liturgico e poetico della parola. www.augustinus.it